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Dalle scartoffie in ufficio al record di Londra: la favola del bancario che non si ferma mai

Si chiama Cristiano Consolati, ha 51 anni: dagli uffici di filiale (all'Unicredit di Ospitaletto) alle maratone di New York e Londra. E proprio all'ombra del Big Ben ha conquistato il record italiano di categoria

Cristiano Consolati alla maratona di New York

Dall'ufficio di filiale alle strade di Londra e New York. Il passo è tutt'altro che breve: misura almeno 42 chilometri e 195 metri. Bancario e maratoneta: la favola tutta bresciana di Cristiano Consolati, in banca da una vita – oggi è direttore dell'Unicredit di Ospitaletto – e da quattro anni atleta (quasi) professionista. Corri ragazzo, corri: il mantra che suo padre gli ripeteva sempre, e che oggi è diventato realtà. Il “ragazzo” ha già compiuto 51 anni, ha cominciato a correre per davvero che ne aveva 47: in primavera, alla London Marathon, ha corso il suo “personal best”, il suo tempo migliore di sempre. 2 ore, 38 minuti e 9 secondi: il miglior tempo italiano della sua categoria, la Seniores SM50. Il regalo più bello dopo quattro anni di sacrifici.

Tutto comincia nel 2012: “Mi sono messo a correre e ho capito che questa era la mia passione”. Allenamenti sempre più duri, a cura di coach Huber Rossi, vero specialista: prime gare sulle lunghe distanze, mezze maratone e corse in montagna, poi nel 2013 la gara che gli cambia la vita. Obiettivo: correre la maratona d'Italia in ottobre. Nuovi allenamenti, regime alimentare e riposo controllati, un “lifestyle” tutto nuovo. Corri ragazzo, corri: alla fine arriva 12mo assoluto, e secondo nella sua categoria.

Da allora non si è più fermato: la maratona di New York ancora nel 2013, l'anno seguente Roma, poi un trail in Africa tra Zambia e Zimbabwe, infine a Berlino. Nel 2015 corre anche la Brescia Art Marathon, arriva quinto assoluto e primo di categoria. E' nato un campione: 55 km di corsa in Islanda, un nuovo record personale a Valencia, di nuovo primo a Brescia, nel marzo scorso. Passa poco più di un mese e Cristiano è a Londra per la sfida della sua vita.

“Fa freddo, c'è vento e ci sono 2 gradi – racconta ricordando quella giornata – ma alzo gli occhi al cielo e penso a tutti i sacrifici. Lo spettacolo che mi circonda: tantissima gente, le urla e le trombe, i tamburi e la musica, le mongolfiere. Corro concentrato, non devo esagerare: ho un obiettivo”. L'obiettivo è il suo record di sempre, l'obiettivo è il miglior tempo italiano di categoria. “Al chilometro 35 entro in una sorta di limbo, ne mancano 7 e mezzo. E' come se fossi dentro me stesso, sento i rumori lontani. Sono solo, parlo e mi dico: sei un maratoneta, sei più forte del dolore e la stanchezza”.

L'arrivo, un'odissea: “Sono a 200 metri dall'arrivo, non capisco più nulla. Le gambe sono pesantissime, sono troppo stanco, la testa trascina il corpo. Ma sono consapevole di aver portato a termine una grande impresa: a 51 anni ho fatto il mio record”. Sul petto il numero 57773, sul cronometro 2 ore, 38 minuti e 9 secondi: terzo di categoria, 236mo assoluto.

“Ho abbracciato i miei figli, Davide e Martina, e mia moglie Daniela: senza di loro non sarei mai riuscito in questa impresa”. Il momento in cui il sudore si mischia alle lacrime: “La pagina più bella della mia storia sportiva”. Di nuovo in ufficio, a Ospitaletto: in mano un foglio e una penna, in testa una nuova (e grande) sfida da vincere.


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