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Villa Carcina: affresco di 500 anni abbandonato al degrado

In via Italia, frazione di Carcina, è presente la dimora più antica del paese. Le cronache riportano che già nel 1038 in quella zona esisteva un ostello con cortile interno gestito dai frati Benedettini. Luogo ideale per un ostello considerando che Carcina era il "primo" paese della Valtrompia e accoglieva i viandanti e i commercianti diretti in Valle.

Negli anni successivi, la residenza di via Italia è stata ampliata, modificata e ristrutturata ma al contempo ha mantenuto un ruolo importante per la comunità carcinese. Al suo interno hanno avuto sede una confraternita religiosa devota al corpo di Cristo nata dopo il Concilio di Trento (1445-1463) e probabilmente è stata anche sede comunale o comunque luogo di ritrovo per le autorità del paese. Oggi purtroppo la residenza passa ai più inosservata e dimenticata, non solo dai cittadini comuni ma anche dall'amministrazione comunale. Tra l'altro la facciata fronte strada conserva due importanti "tracce" della storia e dell'arte valtrumpline. In posizione centrale, appena sotto la finestra, è presente una formella in pietra dalle dimensioni di 70x90 cm che contiene al suo interno un'insegna araldica scolpita in alto-rilievo, delle tracce di un'iscrizione abrasa, un leone rampante emblema di Brescia e allusivo del leone di Venezia e, in alto negli angoli, quattro lettere V-L e T-R ad indicare la Val Trompia.Storici e appassionati locali, dopo varie ricerche d'archivio, ritengono sia la formella che originariamente era posizionata sopra l'arco della"porta della Val Trompia" presente all'inizio del paese da circa metà del '700 fino ai primi anni dell'800 quando fu abbattuta a seguito degli scontri avvenuti tra i giacobini della neonata Repubblica di Brescia, appoggiati da truppe francesi, e da un improvvisato esercito triumplino fedele al governo di Venezia. La porta, abbastanza ampia tanto che un carro carico di fieno vi poteva passare agevolmente, veniva aperta il mattino e chiusa la sera e le merci in transito pagavano dazio. Unico "ricordo" rimasto della distrutta porta fu appunto la formella in pietra che venne posizionata sulla facciata della casa più prestigiosa del paese. Oltre allo stemma, di per se già importante, sulla facciata della residenza è presente un grande affresco (ormai ridotto in pessime condizioni) risalente al '500. Dall'esame dell'affresco che rappresenta due angeli affrontati che reggono "qualcosa" risultano chiare le sue origini cinquecentesche. Il "qualcosa" che viene retto dagli Angeli purtroppo è stato distrutto e sostituito da una finestra. Le ipotesi più probabili riguardo la sua identificazione sono un paio; in quegli anni a Carcina era presente una confraternita religiosa devota al corpo di Cristo e un'ipotesi è quella che gli angeli reggano un'eucarestia o un simbolo del corpo di Cristo. Invece, l'altra ipotesi, vista la qualità dell'opera, sicuramente commissionata da qualcuno con notevoli possibilità economiche, ipotizza che tra i due angeli ci sia stato uno stemma nobiliare. Detto questo, aspetto ancora più importante è che l'affresco potrebbe essere stato realizzato dall'artista Paolo da Caylina il giovane (1485-1545). Infatti, il periodo storico, lo stile, e i materiali usati coincidono con la presenza del "da Caylina". Logicamente l'attribuzione è ancora da confermare, però, da un esame attento della tecnica e del tratto si nota un'impronta della scuola del Foppa o addirittura del Foppa stesso. Tra l'altro è bene ricordare che Paolo da Caylina, nipote del Foppa, faceva parte dell'entourage dello zio. Visti da vicino, gli angeli, soprattutto quello di sinistra meglio conservato, ricordano lo stile del Foppa, il tratto del viso, il movimento dei capelli ondulati dell'angelo sono caratteristiche che si trovano nelle opere dell'artista bresciano. Nonostante tutte queste congetture resta comunque il fatto che l'affresco, a prescindere da chi l'abbia realizzato, risale al '500 ed è un "delitto" constatare in che condizioni pietose è ridotto.

L'anno scorso, l'amministrazione guidata dal sindaco Giraudini ha intitolato la biblioteca comunale al famoso concittadino Paolo da Caylina. L'auspicio è che ora si possa fare qualcosa anche per tutelare forse l'unica sua opera presente sul territorio. E' vero che attualmente i Comuni stanno passando un periodo di "vacche magre"; la speranza è che il sollecito possa giungere a enti più grandi come Regione o Comunità europea, che potrebbero così dare una mano al Comune per il restauro di un'opera che va nella direzione del recupero di storia e cultura del proprio paese.

Paolo Gilberti


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