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Brescia: La storia si ripete. Si piangono i morti, e poi?

La storia si ripete - Si piangono i morti, e poi? Ancora una volta una catastrofe naturale con vittime, dispersi, sfollati e, naturalmente, polemiche. Sempre in questi casi ognuno accusa qualcun altro che, a sua volta, si difende scaricando sulle spalle di altri ancora le responsabilità. Alla fine, passato il dolore e la paura, le polemiche lentamente diminuiscono e si torna alla normalità, anzi, alla situazione di sempre fatta di inefficienza, irresponsabilità, ignoranza, e....tante altre cose! Nel giro di pochi mesi, addirittura giorni, ci si dimentica di tutto e si ricomincia a costruire in modo incosciente in luoghi improbabili, a non fare manutenzione e mettere in sicurezza il territorio, e cosa gravissima, a non prendere coscienza della necessità di fare una vera e reale politica di prevenzione informando e addestrando la popolazione ad affrontare i rischi dell'ambiente di vita, siano essi naturali o causati dall'uomo!

Quanti sono i comuni che hanno informato la cittadinanza sui piani di evacuazione in caso di disastro ambientale, quanti comuni hanno predisposto e pubblicizzato luoghi di raccolta, dove da chi e quando sono stati organizzati corsi di formazione e addestramento a beneficio della popolazione in cui indicare modalità e tecniche per sopravvivere-come comportarsi ad una alluvione, ad un terremoto, ad una esplosione-incendio di una fabbrica? Quando, da chi e come sono stati organizzati corsi per addestrare la popolazione a sopravvivere in condizioni estreme, se coinvolti in un crollo o in presenza di uno smottamento derivante da una alluvione, se in macchina vicino ad un torrente in piena, se nelle vicinanze di un sito a rischio rilevante? Purtroppo la risposta è dolorosamente negativa, a parte pochi e sporadici casi. Naturalmente tutto ciò deve avvenire in sinergia e non in contrapposizione con il sistema nazionale della Protezione Civile nella convinzione che fare formazione ed addestramento presuppone, oltre a competenze specifiche, una professionalità e un bagaglio tecnico di metodologie didattiche idoneo a favorire il trasferimento di cognizioni e conoscenze particolarmente difficoltoso in presenza di persone adulte. Questo è il motivo per cui AiFOS Protezione Civile, composta in prevalenza da esperti formatori ed istruttori, si pone come nucleo professionale di volontari deputati ad agevolare la diffusione tra la cittadinanza di conoscenze e tecniche idonee a divulgare favorire una “cultura della prevenzione” e della sopravvivenza anche attraverso simulazioni, esercitazioni, focal point, incontri ed eventi da sviluppare per e con la cittadinanza. I risultati proficui di un approccio “collettivo preventivo” sono già ampiamente dimostrati in altri Paesi come da anni hanno messo in atto processi analoghi dove si è arrivati ad addestrare la popolazione tramite corsi di sopravvivenza simili a quelli utilizzati per le forze armate.

Cortese sig. ministro per la Protezione civile dott. Nello Musumeci, visto che è sua intenzione di aggiornare il Decreto Legislativo n.1 del 2 gennaio 2018: Codice della protezione civile, Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 17 del 22 gennaio 2018, Entrato in vigore del provvedimento 6 febbraio 2018, inserisca tra le materie “scolastiche''… Il paese ideale è quello che non ha bisogno della protezione civile. Un paese nel quale non esistono emergenze e tutti sono adeguatamente informati. Purtroppo la realtà è un’altra: l’Italia ha un alto tasso di rischio sismico e alluvionale e spesso siamo costretti a fronteggiare eventi eccezionali. Senza contare gli eventi sismici degli ultimi anni che hanno colpito parte del nostro territorio e Comunità o le alluvioni, frane ed il maltempo che in questi giorni stanno mettendo in ginocchio il Paese. Non potendoci quindi augurare l’impossibile, restiamo coi piedi per terra. In questo contesto, la vera buona notizia che speriamo di poter scrivere nella modifica di inserire della protezione civile tra le materie scolastiche. Perché è a scuola che si formano i cittadini e gli amministratori di domani. Se è vero che la consapevolezza rappresenta la base solida della “prevenzione”, è bene che nelle aule s’insegni sismologia, vulcanologia, esondazioni difesa del suolo e soprattutto come comportarsi. “La regola più importante è quella dell’auto-protezione. Le comunità consapevoli? Diventano esigenti. Sia nei comportamenti individuali sia nella collettività”. Un cittadino informato può quindi dettare le regole. Per se stesso e per gli altri. “Nei Comuni mancano piani d’emergenza sono pieni di polvere, e la gente muore perché non è informata e formata”. Ebbene Sig. Ministro, insegnare la protezione civile a scuola può essere d’aiuto. Cittadini più consapevoli possono stimolare le amministrazioni locali e le comunità, possono rappresentare le sentinelle vigili dei territori e – perché no? – applicare conoscenza e consapevolezza anche nell’acquisto di una nuova casa. Saprebbero valutare se la zona dove andranno ad abitare è a rischio oppure no. Saprebbero come dialogare col proprio Comune. “L’Italia cade a pezzi, la gente muore e molte comunità rischiano la povertà. Oggi abbiamo l’esigenza di invertire la rotta. E per non essere più considerato il paese dell’emergenza, l’Italia dovrebbe investire nella formazione. A partire dalla scuola.