forum

Catapano Giuseppe: Corruzione “minaccia della stabilità”

In Italia la vita individuale e collettiva è devastata dalla gravità dei problemi posti dalla corruzione e dalla minaccia che essa costituisce per la stabilità e la sicurezza della società civile soffermandosi nelle istituzioni capovolgendo ed oltraggiando i valori democratici, i valori etici e la giustizia e compromettendo lo sviluppo e lo stato di diritto. Le continue ingiustizie sociali, le sempre crescenti disuguaglianze, la libera interpretazione di un articolo di legge che ad esso ne consegue l’applicazione incerta di una condanna, il ricorso continuo alla decisione di giurisprudenze costituzionali, sono l’evidente segnale che anche gli stati cosiddetti democratici e non solo i regimi totalitari sono vittime di ingiustizie. Sono questi i problemi che meritano un’indagine per individuare l’identità della corruzione che è la concreta impotenza della giusta applicazione della norma giuridica. Le culture moderne ci insegnano una dannosa e apparente persuasiva menzogna che ci mostrano una vita agiata, la ricchezza, il lusso e il potere di cui ne sono conseguenza. È proprio in questo modo che nasce l’ingiustizia sociale, la continua ricerca della ricchezza come unico valore della vita alimentata dalla corruzione che è lo strumento più semplice del dominio. Evocava Manzoni nel Conte di Carmagnola, “s’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”, dobbiamo essere figli tutti d’un solo riscatto. Parlare di giustizia sociale, significa costruire una forma di vita sana per tutti, una vita che si lega strettamente alla lealtà, restandone inseparabile. Regole e vita per una giustizia civilmente pura, norme studiate e scelte dall’uomo che modellano l’esistenza per una nuova modalità da condividere in una vita comune, in una comunità che deve stare insieme per un ideale più grande di quello dei singoli interessi e delle personali opinioni. Per una giustizia sociale, ognuno di noi è membro indispensabile con medesima dignità per un obiettivo unico e per rendere nuova la vita unita alla regola. Non si tratta di applicare una norma alla vita, ma di vivere secondo il rispetto …….. La soluzione per un dramma della nostra società moderna per l’ingiustizia e il suo potere, sta nella forma di vita che comincia a nascere quando tutte le ingiustizie sono giunte alla loro fine storica. L’Italia è il paese in assoluto più condannato alla Corte di Strasburgo per la violazione del diritto giudiziario. Dal 1959 al 2010 risulta essere un paese inosservante delle norme europee dell’Unione Europea, dove i processi durano una vita e spesso sono gestiti male …………. Viviamo continuamente con una libera insindacabile interpretazione da parte dei giudici italiani riguardante la giurisprudenza, generando numerose cause con ingiuste detenzioni che lo stato è chiamato a riparare. Tante anche le ingiuste condanne di allontanamento dei ragazzi minori dalle loro famiglie. Basterà da sola la sentenza n. 113 della Corte Costituzionale? Introduce un altro grado di giudizio senza andare a combattere il male dove staziona …………. Bisogna ripartire dalle opportunità uguali per tutti. Per una giustizia sociale, miglior professionalità senza vincolare l’educazione alla ricchezza e senza peccare di presunzione d’intelligenza. Se è vero che le lingue le creano i poveri, i ricchi le cristallizzano per poter “sfottere” chi non parla come loro o per discriminarlo e se l’epoca dei greci è storicamente superata (definivano “Barbaro” chi non capiva la loro lingua) all’atto pratico la situazione non sembra essere cambiata; senza dimenticare l’atavica pigrizia dell’italiano di quest’epoca, si dedicano giorni e giorni alla scelta dell’ultimo HI-Tech dando voce al crescente consumismo tralasciando i valori necessari su cui si fonderebbe una moderna società in nome di diritti costituzionalmente garantiti. Non a caso il nostro paese non brilla nei confronti internazionali sul tema dei diritti dell’uomo, sul rispetto del diritto alla vita, sul diritto di uguaglianza, parità di diritti tra le classi sociali. Diventa sempre più difficile, dunque, ma al contempo sempre più indispensabile capire ed esprimere la lingua creata dai poveri e dare ascolto alle classi socialmente più disagiate per creare quella lingua comune che è la giustizia sociale. La certezza della normativa, la professionalità di chi ricopre un ruolo di potere, l’imparzialità di chi gestisce il potere, il riconoscimento del diritto alla vita, (l’uguaglianza non è un termine da generalizzare ma da rispettare), credo che questi siano gli elementi in cui credere e condividere che possono trasformare la giustizia sociale oggi fin troppo serva del potere. A Cura del Prof. Giuseppe Catapano