Scuola

Suonare (e ascoltare) per scoprire se stessi: "La musica è vera condivisione sociale"

Intervista a Giovanni Benyacar, il direttore della Scuola Diocesana di Musica Santa Cecilia di Brescia

I ragazzi del BIEMSSF in concerto al Capitolum (fonte Facebook)

Non c’è vita senza musica. La musica che ha cambiato la storia, che ha fatto la storia: che ha ispirato un’infinità di generazioni umane. E continua a farlo, e continuerà. Voglio vederti danzare, cantava Franco Battiato. Voglio vederti ascoltare, capire e magari anche imparare: questo potrebbe dirlo benissimo (e chissà quante volte l’ha già detto) il Maestro Giovanni Benyacar, direttore della scuola diocesana di musica Santa Cecilia di Brescia, specializzato nella didattica e nella gestione e organizzazione dell’offerta formativa. Si comincia da qui, dal formare e dall’imparare.

Fino ad arrivare a quella che ancora Benyacar definisce una “scelta fondamentale”: fare musica e raggiungere un pubblico sempre più ampio, “perché fare musica non può e non deve essere una scelta elitaria”. Cominciando dai ragazzi, gli studenti che già vanno a scuola e quelli che scuola invece ci devono ancora andare: “La formazione musicale dovrebbe essere parte integrante del curriculum di ciascuno di noi”.

La scuola, certo: ma della serie non si finisce mai di imparare, e allora ben vengano gli “adulti principianti”, ci sono dei corsi appositi: “Abbiamo degli allievi che sono addirittura over 80”. “Qui a Santa Cecilia insegniamo la musica non solo a chi la musica la fa già. Ma soprattutto a chi deve ancora conoscerla”. La scuola diocesana è immersa in un piccolo paradiso (e non poteva che essere altrimenti) in Via Bollani. La struttura è stata costruita dopo la seconda guerra mondiale, la usavano le suore. Dagli anni ’80 comincia a svuotarsi di religiose “pure”, ma a riempirsi di musica: gli albori della Santa Cecilia di oggi risalgono al 1988, ma è da un decennio che la scuola si occupa specificatamente di “formazione musicale”.

Ci sono i corsi canonici, sulla musica sacra e la liturgia. I corsi per i più piccoli, gli “Juniores”: l’avviamento alla musica (bambini di 4 e 5 anni), propedeutica musicale (dai 6 ai 13 anni), le parole in musica (per i bambini all’ultimo anno della materna), il pianoforte “per piccole mani”, la musica d’insieme, il coro delle voci bianche (un fiore all’occhiello, garantisce Benyacar, “grazie anche a un maestro come Mario Mora”. Le attività nel suo insieme, l’accademia vera e propria, l’indirizzo liturgico (dal canto gregoriano alla musica antica, fino alla lettura espressiva) e quello musicale in senso lato (pianoforte e violino, tromba e clavicembalo, chitarra e violoncello). Gli “adulti principianti”, i ragazzi, quelli che già sono proiettati verso il Conservatorio e quelli che vogliono scoprire se stessi partendo da uno strumento, i corsi integrativi (ritmo e propedeutica, analisi musicale e storia della musica).

Una scorpacciata, in senso buono, un’offerta unica nel suo genere. Tutto al Santa Cecilia sembra un po’ un “fiore all’occhiello”: basta pensare al Biemssf, il Brescia International Early Music Summer School and Festival, con 50 giovani studenti arrivati dal Massachusetts che si sono esibiti per tutta la città, dal Capitolium al Duomo, dalla Loggia all’auditorium Santa Giulia. Gli allievi nel corso dell’anno sono più di 250, gli insegnanti 22, i ragazzi delle medie che vengono ad ascoltare l’organo più di 130.

Voglio vederti danzare, capire, imparare: “Il desiderio di ascoltare la musica presuppone la conoscenza. Chi suona va educato, ma anche chi ascolta va educato. La musica è condivisione, è condividere un’esperienza sociale. La musica fa bene, alla mente e al fisico. Costruisce legami che non sono singoli, ma sono comunitari”. Per questo la formazione deve andare al di là: “La musica è un collettore di buone pratiche. Ci insegna il rispetto, l’organizzazione, la responsabilità. Ci insegna a far parte di qualcosa di più grande, la musica ci allena”. La grande sfida è adesso: “Avvicinare i più giovani, creare il pubblico e i musicisti del futuro”. Le radici sono importanti: “La musica è cultura e approfondimento”. La musica è vita.


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