Elezioni regionali 2018

Bombardata di insulti su Facebook: "Tornatene in Africa". Ma è americana

Una storia che ha del grottesco: la candidata alle Regionali Rossella Jessita Mc Kinney, figlia di un generale americano e nata e cresciuta in Italia, è stata bombardata di insulti su Facebook

Rossella Jessita Mc Kinney

Insulti razzisti tra i più beceri e spregevoli, legati indissolubilmente al malsano feticcio del “diverso”, del colore della pelle: “Tornatene in Africa”, “Basta invasione”. Ne sono arrivati a decine, per fortuna ne sono arrivati a decine anche di solidarietà: sulla pagina Facebook della candidata alle Regionali Rossella Jessita Mc Kinney, nata e cresciuta in Italia (a Desenzano, dove ha vissuto fino a 13 anni e dove ha frequentato le scuole locali fino alle medie) e poi tornata in America, il Paese dove il padre (di colore) ha lavorato per decenni come ufficiale della Nato. Si rasenta il grottesco, quando il grido è quello di tornare in Africa, nei confronti di una donna (classe 1958) che ha cittadinanza italiana da sempre, e se mai le si potrebbe dire di tornare in America (dove ha abitato parecchio).

Adesso vive ad Acquafredda, da quattro anni, ma la sua storia politica è mantovana, candidata appunto per Obiettivo Lombardia (che sostiene Giorgio Gori) nei collegi mantovani: ha vissuto a Castiglione dagli anni ’80, è stata candidata sindaco in paese nel 2007, per una lista civica di sinistra. Tanta l’amarezza nello scorrere i commenti: “Ho quasi 60 anni, e una cosa così non mi era mai successa – ci racconta – e che mi fa riflettere in toto sulla nostra società, forse è proprio il sistema che non funziona. Non è un bell’esempio per i nostri giovani, non lo è nei confronti di nessun essere umano. Ora capisco come si sentiva mio padre, negli anni ’40, uomo di colore negli Stati Uniti”.

Tanta amarezza, ma un pizzico di speranza: “Ho sentito tante persone che mi hanno dato il loro supporto, mi hanno dato la forza di andare avanti. Tanti solidali anche dall’estero, increduli per quello che mi hanno scritto. Ha fatto male a me, ma fa del male a tutti: ovvio che non si può piacere a tutti, ma certe offese fanno male alla dignità umana. Ma sono ancora convinta che l’Italia, il mio Paese, sia bellissima, e che questi siano solo una piccola, piccolissima fetta”.

Una storia che fa riflettere, che fa tornare alla mente una favola all’incontrario, citata di recente dal drammaturgo Stefano Massini. La storia di Jim Joe dall’Alabama, nel 1922: convinto che la moglie Edith lo tradisca con un uomo di colore, Jim Rollins, tanto da portarlo in tribunale. In quegli anni nel profondo sud vige ancora il reato di mescolanza tra le razze: questa l’accusa mossa nei confronti di Rollins, che poi verrà assolto. E non perché il razzismo è un’invenzione, ma perché la moglie di Jim Joe, che si fa chiamare Edith Laboo, in realtà è italiana, e il suo vero nome è Giuditta Lobue. Niente reato di mescolanza tra inferiori e superiori, sancì la corte: perché la “nostra” Giuditta, essendo appunto italiana, era già considerata di razza inferiore, come il “negro” Jim Rollins.


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