Economia

Banca bresciana perquisita dalla Finanza: avviso di garanzia a un dirigente

Ai 17 indagati per il fallimento della Cassa di Risparmio di Ferrara si aggiungono altri quattro avvisi di garanzia: tra questi un dirigente della Banca Valsabbina di Brescia

Il fallimento della banca Carife (Cassa di Risparmio Ferrara) coinvolge anche un istituto bresciano. A uno degli esponenti della Banca Valsabbina di Brescia, e non al direttore come era stato erroneamente reso noto in un primo momento, è stato infatti notificato un avviso di garanzia, e con lui anche Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Cividale e Cassa di Risparmio di Cesena. Prima di loro l'inchiesta aveva portato ad altri 17 indagati, ex dirigenti o amministratori di Carife.

Le accuse, a vario titolo: bancarotta fraudolenta, aggiotaggio, false comunicazioni, falsi prospetti. La vicenda risale al 2011, quando alla banca Carife venne approvato un aumento di capitale di 150 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti - l'indagine è condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura - il cda di Carife già sapeva del destino segnato della banca. E in questo sarebbero coinvolti anche i quattro istituti di cui sopra, tra cui appunto la Valsabbina.

Uno dei reati contestati è la cosiddetta sottoscrizione reciproca di azioni. Una pratica vietata, che si verifica quando una società sottoscrive o acquista azioni appartenenti ad altra società, contemporaneamente socia della prima società.

Nella misura della reciprocità, si andrebbe dunque a formare il capitale sociale di più società, e che non corrisponderebbe al patrimonio effettivo.

Nel 2011 le due Popolari (di Bari e di Cividale del Friuli), la Cassa di Risparmio di Cesena e la Banca Valsabbina erano già socie della Carife. La Cassa di Risparmio di Ferrara aveva infatti partecipazioni milionari (quasi 3 milioni e mezzo nel caso bresciano) con le quattro banche coinvolte.


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