Cronaca

Sulla ciclabile è allarme "pianta killer": brucia la pelle e può rendere ciechi

L'allarme è lanciato lungo la ciclabile di Vione, in Valcamonica: è stato individuato un boschetto di Pànace di Mantegazzi, nota anche come “pianta killer” per gli effetti dannosi sulla salute

Pànace di Mantegazzi

Lo sgradito ritorno della Pànace di Mantegazzi, nota anche come Pànace gigante (nome scientifico Heracleum mantegazzianum): a Vione è di nuovo emergenza, con tanto di ordinanza firmata dal sindaco Mauro Testini che non solo ha fatto delimitare l'area dove la pianta si è nuovamente sviluppata, ma ne vieta l'avvicinamento per gli elevati rischi alla salute anche umana.

Lo scrive Bresciaoggi: in gergo la Pànace gigante è chiamata anche “pianta killer” per le sue infiorescenze velenose, in grado di provocare danni anche permanenti alla pelle e agli occhi. Nel dettaglio, si tratta di una pianta erbacea di grande dimensioni, che può raggiungere perfino i 5 metri di altezza.

Si diffonde rapidamente, ed è pericolosa anche dal punto di vista della biodiversità perché “uccide” la vegetazione indigena. E' da tempo considerata una “specie aliena invasiva”, che crea un sacco di problemi: solo in Germania, ad esempio, vengono spesi quasi 50 milioni di euro l'anno per la sua eradicazione.

E purtroppo in Valcamonica è tornata, in quel di Vione a due passi dal Parco dell'Adamello, a pochi anni dall'ultima emergenza botanica. I pericolosi esemplari sono stati individuati a fianco della pista ciclabile che si affianca al fiume Oglio, non lontano dal bacino artificiale della centrale Edison, nella stessa location doveva aveva già “colpito” nel 2014.

La pericolosità della Pànace è scientificamente provata: al tatto, in presenza o in seguito a radiazione solare diretta, provoca gravi infiammazioni della pelle con estese lesioni bollose che possono lasciare cicatrici perfino permanenti. A volte, quando il contatto è prolungato, può rendersi necessario anche il ricovero in ospedale.

Fa male anche agli occhi e alla vista: bastano infatti poche quantità di linfa per causare cecità temporanea o permanente. Queste reazioni sono dovute alla presenza (nelle foglie e nei fiori, nei semi, nel tronco e nella radice) di derivati furocumarinici, in grado di penetrare nel nucleo delle cellule epiteliali e legarsi al Dna uccidendo le cellule. Per questo si raccomanda la massima allerta, nell'attesa di un già annunciato intervento di bonifica.


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