Cronaca

Trova il cane morto avvelenato in una pozza di sangue: “Siete crudeli e senza cuore”

Il cane era nel suo box: la proprietaria lo ha ritrovato riverso in una pozza di sangue. Secondo le analisi effettuate dal veterinario sarebbe morto per avvelenamento. "Chiunque sia stato non ha un cuore"

Il pitbull avvelenato - Bresciatoday.it

Appena uscita dal lavoro è corsa a trovare il suo Schulz, come ogni pomeriggio. Mai avrebbe immaginato di trovarlo riverso nella sua cuccia, in una pozza di sangue. Un orrore che Claudia Martinelli difficilmente riuscirà a togliersi dalla testa: il suo amato cucciolo di pitbull giaceva immobile all'interno del recinto, ormai privo di vita.

La ragazza, sotto shock, ha chiesto immediatamente aiuto al padre ed è scattata la corsa dal veterinario: "Ma per Schultz non c'era ormai più nulla da fare - racconta Claudia -. Era steso a terra con la bocca e il sedere pieni di sangue, in quel momento mi è crollato il mondo addosso. Il medico ci ha poi spiegato che il decesso era stato causato da un boccone avvelenato che aveva ingerito".

Il cane viveva in un'area recintata ricavata all'interno di un cascinale di Villachiara, di proprietà di alcuni parenti della giovane, e nelle ore precedenti il decesso non sarebbe mai uscito dal recinto.

"Ero andata a trovarlo la sera prima e stava benissimo: saltava e giocava come sempre. È impossibile - spiega Chiara - che abbia ingerito il boccone in un altro posto: qualcuno ha volontariamente buttato l'esca avvelenata all'interno del box per ucciderlo."

Un gesto atroce e crudele, oltre che illegale, commesso con ogni probabilità nella notte tra mercoledì 14 e giovedì 15 febbraio: "Schultz era una cane buonissimo - racconta ancora  Chiara - ed era docile come un chihuahua. Non dava fastidio a nessuno, non abbaiava mai e soprattutto non usciva mai dalla cascina. Un gesto del genere può essere stato commesso solo da persone crudeli e senza cuore."

Sull'accaduto indagano ora le forze dell'ordine, alle quali Chiara si è rivolta per sporgere denuncia. Il nostro ordinamento punisce l’uccisione e il maltrattamento degli animali con pene ben precise. Il responsabile, in base a quanto sancito dall’art. 544-bis del codice penale, rischia la reclusione da tre a diciotto mesi.


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