Cronaca

Milioni di euro di rame dalla Russia, in fuga da mesi: donna in manette

E' accusata di ricettazione, falso e contraffazione. Un vero intrigo internazionale

Foto d'archivio

Un vero intrigo internazionale, una spy-story tra il lago di Garda, la provincia di Bergamo, la Russia e la Slovacchia: è stata arrestata a Seriate dopo sette mesi di latitanza la 57enne Maria Pia Carlotta Enzo, che era di casa anche a Moniga. Era sfuggita alla cattura della Guardia di Finanza nell'ottobre scorso, destinataria di una misura di custodia cautelare che aveva coinvolto in tutto 18 soggetti, e un'altra ottantina di denunciati, nell'ambito dell'inchiesta “Tabula Rasa Orobica”.

Dalle indagini erano emerse a vario titolo imputazioni di riciclaggio, truffa, appropriazione indebita, estorsione e contraffazione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In particolare, la 57enne era riuscita a scappare in autunno, quando le Fiamme Gialle stavano concludendo gli ultimi ordini di cattura nei confronti degli ultimi cinque soggetti coinvolti nelle indagini, tra cui appunto Maria Pia Carlotta Enzo.

In quell'occasione anche un altro componente della banda della “Tabula Rasa” era risultato irreperibile, un noto falsario brianzolo che era stato però catturato solo pochi giorni ad Agrate, in provincia di Monza e Brianza.

Negli ultimi mesi i militari si sono dunque potuti concentrare sull'ultima latitante rimasta. Grazie ad appostamenti e pedinamenti è stato possibile “agganciare” la Alfa Mito di proprietà del figlio della donna: mercoledì notte i finanzieri si sono appostati fuori dalla loro casa di Seriate, giovedì mattina (non appena sono usciti) li hanno intercettati e fermati, e la donna arrestata.

Spy-story, dicevamo. La donna era riuscita a “clonare” il sigillo dell'Ordine dei Chimici, così da poter smerciare circa 10 chili di rame elettrolitico in polvere di dubbia provenienza (valore di oltre 2 milioni di euro) che poteva essere impiegato in campo medico per usi clinici e diagnostici. Pare che il materiale fosse stato rubato da un ospedale militare in Russia, con la complicità di soldati e ufficiali.

La donna riuscì a recuperarlo nell'autunno del 2014: il rame venne poi nascosto in una cassetta di sicurezza in Slovacchia, e a quanto pare venduto a un laboratorio medico tedesco. Proprio qui è stato di nuovo recuperato, ma dalla polizia slovacca. E per la 57enne un nuovo capo d'accusa: contraffazione di pubblici sigilli, che si aggiunge a una condanna (di 4 anni) per truffa, falso e ricettazione.


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