Cronaca

Sparò a un ladro in fuga, ora a processo: rischia fino a 20 anni di carcere

Verrà processato con l'accusa di omicidio volontario Mirko Franzoni, il carrozziere di Serle che nel dicembre del 2013 sparò e uccise il giovane ladro Eduard Ndoj, che stava scappando

Foto di repertorio

Omicidio: chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno. Così recita il codice penale: e questo è quello che potrebbe rischiare Mirko Franzoni, il carrozziere di 33 anni (all'epoca ne aveva 30) che nel dicembre del 2013 uccise il giovane Eduard Ndoj, ladro albanese di 26 anni che era stato sorpreso solo poco prima a casa sua.

Il ragazzo era fuggito nei boschi, dove si era rifiugiato per un po'. Venne inseguito da Franzoni e dai suoi amici, fin quando non si trovò faccia a faccia con il bresciano, che era armato di fucile. Secondo quanto raccontato dallo stesso imputato, ci sarebbe stato un corpo a corpo da cui sarebbe poi partito un colpo di fucile.

Un colpo di fucile fatale, e mortale per il giovane Ndoj. Mirko Franzoni rimase in carcere per quattro giorni, poi venne scarcerato per l'assenza di gravi indizi di colpevolezza. Le indagini sono proseguite per quasi tre anni, almeno fino alla primavera del 2016.

Adesso si sono concluse, con un capo d'accusa pesantissimo: Franzoni è accusato di omicidio doloso (o volontario), reo di aver sparato a un ladro che era già in fuga. La sua versione comunque sarebbe confermata: un colpo, uno soltanto a distanza ravvicinata, probabilmente durante una collutazione.

Agli inquirenti Franzoni ha raccontato di come Ndoj avrebbe cercato di disarmarlo, quando si sono trovati di fronte, e di come a lui sia partito un colpo, accidentalmente. L'autopsia sul corpo della vittima confermò che il colpo era stato esploso da posizione ravvicinata, raggiungendo il ladro tra il petto e la spalla.

Conferma che in seguito arrivò da successiva perizia: la distanza tra la bocca del fucile e il corpo della vittima sarebbe stata compresa tra i 75 e 150 centimetri. Per l'accusa invece furono almeno tre i colpi sparati, e che sarebbero stati “registrati” dalla telefonata di un residente, che in quel momento assisteva la scena e aveva allertato le forze dell'ordine.


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