Cronaca

Compagna massacrata a calci e pugni: “Incapace di intendere e di volere"

Una perizia della difesa di Elio Cadei, il 46enne accusato dell'omicidio della sua compagna, Simona Simonini: depresso e alcolista cronico, non sarebbe stato in grado di intendere e di volere

Sangue sul pavimento - Foto d’archivio

Bipolare, depresso e alcolista cronico. E quella sera sicuramente ubriaco, e forse pure imbottito di farmaci: motivo per cui non sarebbe stato in grado di intendere e di volere. I risultati di una perizia psichiatrica (dall'ospedale Fatebenefratelli di Brescia) per la difesa di Elio Cadei, il 46enne unico indiziato per l'omicidio della compagna Simona Simonini, massacrata a calci e pugni.

In carcere dal 16 novembre scorso: il processo torna in tribunale il prossimo 22 febbraio. Perizia contro perizia: il giudice dell'udienza preliminare, a seguito della prima “analisi” presentata dalla difesa, ha chiesto il parere di un altro medico. Due mesi di tempo per sapere, prima di tornare in aula.

Una storia difficile quella di Elio e Simona. La 42enne di Provaglio d'Iseo è stata trovata senza vita nella sua abitazione: i due litigavano spesso, e spesso abusavano di alcol e farmaci. Non sarebbe stata la prima volta che una loro serata finisse a botte.

Ma quella notte si è invece consumata la tragedia. La chiamata ai carabinieri: “E’ morto il mio amore”, poi Cadei sarebbe scoppiato in lacrime durante l'interrogatorio, senza però mai confessare. Stando alla sua testimonianza, quella sera avrebbero bevuto 7 bottiglie di vino.

Nella mente di Cadei però nessun ricordo della lite, né della successiva colluttazione. Se ne sarebbe accorto solo la mattina dopo, appena sveglio, notando delle tracce di sangue in cucina. A quel punto sarebbe andato a cercarla, trovandola in camera: ma Simona era già morta.


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