Cronaca

Fatture false per 10 milioni di euro, coinvolte società e imprenditori: sei arresti

Una persona in carcere, due ai domiciliari e tre con l'obbligo di dimora: blitz della Guardia di Finanza a margine di un'operazione d'indagine per la ricerca di una persona scomparsa

Sei arresti nel Bresciano per false fatturazioni: un affare che complessivamente arriverebbe a sfiorare i 10 milioni di euro. Le indagini in realtà sono partite con le ricerche di una persona scomparsa, purtroppo mai ritrovata: si tratta di Fabrizio Garatti, del quale non si hanno notizie ormai da un anno (era il maggio del 2016).

In cerca di indizi utili al suo ritrovamento, i Carabinieri hanno rilevato qualche movimento sospetto dal punto di vista economico. Le indagini sono proseguite poi per conto della Guardia di Finanza, che è riuscita a smascherare il sistema di società cartiere che permetteva di frodare il fisco.

Come detto, sono sei le persone per cui il giudice ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata all'emissione di fatture false e inesistenti. Questi i nomi degli accusati.

I NOMI DEGLI ARRESTATI:

In carcere ci è finito solo Stefano Garatti, 38enne di Pisogne, considerato il “capo” dell'associazione per delinquere. Ai domiciliari la sua compagna, Lia Bertoni di 43 anni, e suo fratello, il 39enne Luca Bertoni. Altre tre persone avranno l'obbligo di dimora.

Operavano nell'ambito di società appunto “cartiere”, cioè utilizzate solo per stampare false fatture. Fatture mai esistite, con la compiacenza degli imprenditori coinvolti, che permettevano a questi di recuperare l'Iva versata, e agli altri di incassare la quota pattuita per il “servizio” (fino al 6% di commissione).

Le fatture venivano effettivamente pagate, ma in realtà non c'era nulla da acquistare o da consegnare: il gruppo capitanato da Garatti avrebbe così incassato i soldi, per poi restituirli ai pagatori togliendo semplicemente la propria “provvigione”.

Un giro d'affari non da poco: soltanto nel periodo sotto esame dagli inquirenti, e quindi circa un anno e mezzo da marzo 2015 a ottobre 2016, sarebbero state emesse fatture false per oltre 10 milioni di euro.


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