Cronaca

Pestato da 15 ubriachi, nessuno lo aiuta: “La gente pensava solo a fare video e foto”

La disavventura di Marco Ramanzin, aggredito e picchiato da un gruppo di 15 calciatori svizzeri che stavano festeggiando in un bar di Peschiera del Garda: salvato dal barista e dai carabinieri

Solo contro tutti, contro una squadra di calcio di ragazzi svizzeri in vena di fare festa (e casino): erano almeno in quindici. Se l'è cavata grazie al provvidenziale intervento del barista, prima, e grazie all'arrivo dei carabinieri, poi: perfino un militare si sarebbe preso un pugno. Bilancio della serata (e della rissa): 15 svizzeri in caserma.

E' successo a inizio aprile a Peschiera del Garda, all'esterno dei bar “Granguardia” e “XXX Maggio”. Ora Marco Ramanzin, la vittima dell'aggressione, racconta la sua versione a Gardaweek.

A scatenare il caos un gruppo di 15 calciatori svizzeri, di una squadra dilettanti, che avevano esagerato un po' troppo con gli alcolici, e non si sono risparmiati nell'infastidire clienti e residenti.

Urla e canti, parolacce e risate grasse, perfino una “palpatina” a una ragazza, a cui uno di loro avrebbe messo la mano sotto la gonna. Forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perché in quel momento Marco Ramanzin ha intimato loro di fare silenzio.

E in quel momento è stato aggredito: gli sarebbero saltati tutti addosso. Insieme a lui l'amico Luca Lombardi, che purtroppo non poteva intervenire a causa di un tutore al braccio. Ci ha pensato allora il barista del XXX Maggio, nel disperato tentativo di separarli e di sedare gli animi.

Solo l'arrivo dei carabinieri ha evitato che capitasse di peggio. Gli scalmanati sono stati immobilizzati uno ad uno, e infine accompagnati in caserma: probabilmente verranno denunciati. Ubriachi fradici, e totalmente fuori controllo.

Questa volta è andata bene, anche se Marco Ramanzin (37enne che abita in zona) ha raccontato la storia con un po' di amarezza. “C'era altra gente intorno a me – ha detto ancora a Gardaweek – ma quando è scoppiata la rissa le persone non sono intervenute, non mi hanno aiutato”.

“L'unica cosa che mi sento di commentare sull'intera vicenda è che c'è troppo menefreghismo. Io ero a terra e la gente pensava solo a scattare foto e fare video. La mia fortuna è che mi sono saputo difendere, altrimenti sarei finito come il ragazzo di Alatri. Rimanere sotto il tiro di 15 persone significa morire in 15 secondi”.


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