Cronaca

Allarme esche avvelenate al parco: cane muore dopo tre giorni di agonia

Un altro allarme esche killer in provincia, questa volta da Mazzano: un cagnolino meticcio è morto dopo aver ingerito un boccone avvelenato al parco degli Alpini

Lucky, il cane morto per avvelenamento

Esche killer: in provincia una piaga senza fine. Un altro allarme è stato lanciato da Mazzano: un cagnolino è morto dopo aver ingerito un boccone avvelenato al parco Alpini della frazione di Molinetto. Un'emergenza senza fine: cani morti avvelenati ce ne sarebbero periodicamente almeno da un paio d'anni.

L'ultima vittima si chiamava Lucky, un cane meticcio di 11 anni: avrebbe ingerito un'esca killer domenica pomeriggio, mentre passeggiava nell'area verde, frequentatissima anche da bambini piccoli. Il suo padrone, Marco Zani, sulle prime non si sarebbe accorto di nulla: Lucky avrebbe cominciato a manifestare i primi sintomi del grave malessere solo il giorno successivo.

“Ha cominciato a barcollare e a vomitare -  spiega il proprietario dell'animale -  e abbiamo incominciato a sospettare che avesse ingerito qualcosa di pericoloso: in preda al panico siamo corsi dal veterinario." Il tremendo timore ha trovato conferme nelle analisi effettuate dal medico: "Nello stomaco di Lucky c'era un anellino di alluminio, di quelli usati per sigillare i bocconi".

Lucky avrebbe infatti ingerito un ghiotto boccone, “pescato” nell'erba, ma che purtroppo al suo interno conteneva diserbante. A conti fatti, un veleno potentissimo.

Purtroppo per lui non c'è stato niente da fare. “Dopo tre giorni di agonia si è spento mercoledì mattina – continua Marco Zani –. Sto scoppiando dal dolore e dalla rabbia. Lucky era un membro della famiglia: è come se avessi perso un figlio."

Il triste episodio è già stato segnalato all'amministrazione comunale e ai Carabinieri di Mazzano, ai quali spetta il non facile compito di individuare il responsabile del crudele, oltre che criminale, gesto. Avvelenare un animale è infatti un reato ai sensi dell’art. 544-bis del codice penale: si rischia  la reclusione da sei mesi a tre anni. 


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