Cronaca

Panico e spintoni, la cronaca dell'incubo: "Ero convinto di morire"

La testimonianza di un ragazzo di Lonato che ha vissuto in prima persona l'incubo dell'incendio all'Art Club di Desenzano, sabato sera: “Credevo di non farcela”

Una veduta esterna del locale pubblicata su Facebook da Power Emergency

Attimi che sembravano non finire mai, avvolti dal fumo e schiacciati contro le ringhiere, al piano di sopra della discoteca: “Non vedevo nulla, non sentivo nulla. Ero davvero convinto di morire. Ho stretto forte la mano alla mia morosa, l'ho portata via con me. Ci siamo salvati, ci è andata bene”. Questa la drammatica testimonianza di un ragazzo di Lonato, che preferisce restare anonimo, che sabato sera si trovava all'Art Club di Desenzano in compagnia della fidanzata: anche loro fanno parte della folta schiera di lievi intossicati, a quanto pare un centinaio, che hanno vissuto in prima persona l'incendio nel locale della Faustinella.

Tragedia sfiorata, hanno ripetuto a gran voce i media locali e nazionali: le fiamme sono divampate tra le 1.30 le 2 dai macchinari esterni dell'impianto di ventilazione. Il fuoco non ha raggiunto il locale all'interno, ma una vasta coltre di fumo nero ha rapidamente riempito le sale della discoteca, concentrandosi in particolare ai piani alti. Sono state evacuate più di 700 persone, tra queste 17 intossicati accompagnati in ospedale in ambulanza, e altre 80 persone che invece in ospedale ci sono andate da sole (una cinquantina solo a Desenzano).

Tra di loro anche Marco (nome di fantasia) e la sua fidanzata: loro erano al primo piano, quando è successo tutto. “Voglio subito chiarire che non ho niente contro l'Art, anzi – spiega Marco – ma non voglio nemmeno che si minimizzi la cosa, che si faccia finta che sia andato tutto bene. Non ce l'ho con la discoteca, ripeto, ma con tutti quelli che magari si trovavano al piano di sotto, se ne sono usciti bene e non hanno respirato tutto quello che abbiamo respirato noi, e si permettono di commentare la vicenda con una risata”.

“Eravamo più o meno un centinaio, di sopra – continua Marco – Tutto è successo all'improvviso: qualcuno ha detto di aver sentito un boato, noi ci siamo accorti della cosa solo quando è arrivato il fumo nero che abbiamo respirato. E' saltata la luce, tutti sono andati nel panico: ho preso la mano della mia ragazza e ho cercato di avvicinarmi alla ringhiera, in cerca dell'uscita”.

Per lunghi attimi il locale sarebbe rimasto al buio, forse perché avvolto dal fumo. “Solo dopo abbiamo visto le luci d'emergenza, ma è stata una situazione che non auguro mai a nessuno. Ho perso la mano della mia morosa, l'ho sentita gridare, non so come sono riuscito a ritrovarla. Ho acceso la torcia del cellulare, ma non vedevo niente lo stesso. Ero convinto di non farcela, ero convinto di morire”.

“Forse è stato quello a salvarmi. Mi sono tranquillizzato, e con calma sono arrivato alle scale, verso l'unica uscita: ce la siamo cavata da soli. Siamo scesi subito, la mia fidanzata sputava nero, io avevo tutta la faccia sporca. Siamo saliti in macchina e siamo andati al pronto soccorso, siamo stati tra i primi. Siamo entrati in ospedale poco più tardi delle 2, avevamo gli occhi sbarrati, lei piangeva. Appena dopo di noi sono arrivati almeno altri trenta ragazzi. Ci siamo rimasti per dodici ore”.

La cronaca dell'evacuazione è varia: in gran parte regolare, ma non è mancato nemmeno qualcuno che si è quasi buttato di sotto dal primo piano, dalla ringhiera, in preda al panico. Sul posto sono arrivati Vigili del Fuoco da tutta la provincia e oltre, da Brescia, Desenzano, Salò e Castiglione, oltre a numerose ambulanze. All'interno del locale erano attivi anche gli operatori di Power Emergency, che in un comunicato spiegano di come si sia trattata di “una notte di forte apprensione e di grande lavoro per garantire a tutti di ricevere l'adeguata assistenza”.

Una lunga notte in ospedale, non solo per gli intossicati. “Vorrei ringraziare i medici e gli infermieri dell'ospedale di Desenzano – conclude Marco – perché dal punto di vista sanitario sono stati bravissimi, ci hanno trattato con vera umanità. Sono riusciti a tenere a bada una situazione di vera emergenza. Hanno controllato tutti fino all'ultimo, e tutti ci hanno fatto la radiografia al torace, anche se era piena notte, e le terapie di ossigeno”. Il cuore batte a mille, gli occhi sono ancora lucidi: di certo sarà impossibile dimenticare.


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