Cronaca

Acqua e terreno a rischio contaminazione: sotto sequestro 2 cave bresciane

In azione una quarantina di uomini, a Ghedi e a Rezzato: sotto la lente del Corpo Forestale le cave Inferno e Pgs. Sono quattro gli indagati, tre bresciani e un mantovano

Foto d'archivio

Blitz della Guardia Forestale nelle cave dell'est bresciano: in tutto una quarantina di uomini per passare al setaccio la cava Inferno, a Ghedi, e la cava dismessa Pgs, a Rezzato frazione di San Carlo. I primi risultati: terreno a rischio contaminazione, e quattro persone iscritte nel registro degli indagati.

A Ghedi qualcosa era nell'aria, e da tempo. Anche il Comune aveva predisposto dei campionamenti di terreno, lunedì nuovi prelievi sono stati fatti dalla Forestale. Faranno luce sulla dinamiche di riempimento e svuotamento della cava.

Pare che la “pellicola” in simil-argilla, utilizzata in teoria come telo per proteggere la falda acquifera da qualunque tipo di inquinanti, in realtà sarebbe stata inquinata di suo (in “quota” idrocarburi) tanto da poter potenzialmente contaminare anche il terreno. E forse anche l'acqua.

Un modus operandi simile che sarebbe stato utilizzato anche nella cava dismessa di Rezzato. Gli uomini del Corpo Forestale hanno perquisito anche la sede dell'azienda che produce la simil-argilla, a Carbonara Po (nel Mantovano) e due laboratori di analisi, uno nel Milanese e l'altro ancora nel Mantovano.

Gli indagati: in tutto sarebbero quattro persone, tre bresciani e un mantovano. Sono accusati di gestione non autorizzata di rifiuti. Per questo sono stati sequestrati parecchi documenti: avrebbero dimostrato la non tossicità del materiale utilizzato. Quando invece, a quanto pare, un po' tossico lo sarebbe stato.


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