Cronaca

Spara e uccide un ladro: gli chiedono 200mila euro di risarcimento

La storia di Michelangelo Rizzi da Castelnuovo del Garda: nel gennaio del 2006 sparò e uccise un ladro, quasi 11 anni dopo la famiglia del defunto avrebbe chiesto un risarcimento di 200mila euro

Foto di repertorio

LAGO DI GARDA. Era una fredda notte di gennaio, fuori forse nevicava. Michelangelo Rizzi aveva 39 anni, abitava con la moglie (e il cane Ira) a Sandrà di Castelnuovo. Rumori sospetti, una sagoma alla finestra mentre cercano di forzarla: ladri senza scrupoli che vorrebbero entrare in casa. Anche se in casa c'è qualcuno.

Ha preso la pistola, è sceso al piano terra della villetta e ha notato due persone. Avrebbe urlato loro di andarsene, questi avrebbero continuato con il loro lavoro. Per mandarli via, Rizzi spara: prima un paio di colpi, poi ancora e ancora. I giornali dell'epoca titolavano così: “Uccide il ladro sparando 13 colpi”.

Sono passati quasi 11 anni: era la notte del 26 gennaio 2006. Rizzi venne accusato di omicidio volontario, assolto in terzo grado dopo un processo lungo anni. Ma poche settimane fa, la richiesta inattesa: la sorella del ladro ucciso avrebbe chiesto un risarcimento di 200mila euro. Lo scrive Gardaweek.

Il giovane che venne ucciso quella notte si chiamava Dritan Osmai, aveva 24 anni. Di origini albanesi, e un folto curriculum da pregiudicato: furti, ricettazione, oltraggio a pubblico ufficiale. Specialista dei nomi falsi: anche quella notte era stato prima identificato come Andi Saraci.

Fu la sorella Gentjana Kaja a riconoscerlo, forse la stessa che oggi chiede il risarcimento. “La mia causa in terzo grado si è conclusa da anni – ha raccontato Rizzi – ma lo scorso dicembre ci è stato notificata, dalla famiglia del morto, una richiesta di risarcimento di quasi 200mila euro”.

La vita di Michelangelo Rizzi è cambiata davvero: ha venduto la casa, ha cambiato lavoro, si è separato dalla moglie. “Avevo una ditta mia, una società fondata con mia moglie. Venne sacrificato tutto sul banco degli imputati. Già è dura lavorare senza problemi e spese legali, figuriamoci in quelle condizioni”.

“Non muoio di fame – continua Rizzi – faccio il cuoco, do una mano a un amico. In estate lavoro sul Garda e in inverno vado all'estero. Con mia moglie ci siamo separati, il colpo è stato troppo forte. Ma ci vogliamo bene. Nessuno è riuscito a farci del male, non saremo noi a farcene”.


Si parla di