Cronaca

Terrorista arrestato: video di bombe per il figlio di 2 anni, l'esaltazione per il prete sgozzato

Per Gafurr Dibrani, cittadino di origine kosovara cresciuto a Fiesse, le manette sono scattate all'alba di questa mattina: domani sarebbe partito per la Germania

Gafurr Dibrani © Bresciatoday.it

"Prendi la mia mano e andiamo alla Jihad" è il ritornello del canto estremista che Gafurr Dibrani, il kosovaro arresto questa mattina, continuava a pubblicare su Facebook e dal quale ha preso avvio l'operazione  "Tut Elimi"  ("prendi la mia mano" in lingua turca), condotta dalla Digos di Brescia, coordinata dal Servizio Antiterrorismo della direzione centrale di polizia e diretta dalla procura di Brescia. 

Un chiaro ed esplicito invito ad unirsi alla guerra santa: "Facciamo scorrere il nostro sangue in questa via, diamo qua la nostra anima, andiamo insieme al martirio", si legge ancora nel testo del video, pubblicato dal 24enne nato a Pristina nel 1992 e cresciuto a Fiesse, comune del Bresciano dove è arrivato all'età di 13 anni.

Una delle tante testimonianze del progressivo percorso di radicalizzazione del giovane, che su Facebook non solo esaltava la guerra santa, ma diffondeva numerose testimonianze di solidarietà a terroristi detenuti e Imam arrestati. Dalle parole, sarebbe potuto presto passare ai fatti: sempre sulla sua bacheca virtuale pregava il suo Dio affinchè lo facesse diventare un martire.  

Nella sua follia religiosa aveva coinvolto pure il figlio di due anni, al quale avrebbe fatto vedere alcun filmati raffiguranti minori addestrati alla Jihad. Video che ritraggono i bimbi schiacciare il bottone di un telecomando per innescare congegni esplosivi e colpire gli infedeli. Immagini inquietanti, reperibili in rete, che l'uomo ha pubblicato esaltandone i contenuti. Sempre sulla sua bacheca virtuale, Dibrani postava le foto del figlio di soli due anni, definendolo 'Piccolo Leone', come vengono chiamati i bambini addestrati dall'Isis per la Jihad.

Ulteriori prove del suo fanatismo all'alba di questa mattina, quando gli agenti della Digos hanno fatto irruzione nella sua abitazione di Fiesse. Non appena i poliziotti hanno acceso la luce del soggiorno, dallo stereo è partita la riproduzione di un canto arabo con i passi del Corano.

Il 24enne era arrivato a Brescia nel 2005, con un permesso di soggiorno a tempo indeterminato concesso per motivi famigliari: doveva ricongiungersi ai genitori che abitavano a Fiesse. Non lavorava: passava le giornate a pregare e a cercare in internet video sulla Jihad. È stato bloccato prima che lasciasse l'Italia: domani sarebbe infatti partito per raggiungere il padre che si era trasferito in Germania. 

Su di lui la Digos aveva messo gli occhi da gennaio del 2016, ma le indagini si sono fatte più serrate dopo il 26 luglio: nel giorno in cui un parroco è stato sgozzato in una chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray, vicino a Rouen in Francia, il 24enne ha cercato su Google i principali luoghi di culto di Milano e la parola chiave 'teste sgozzate'. Ricerche che hanno lasciano presupporre la volontà dell'uomo di replicare le gesta dei due terroristi che hanno agito in Francia. Tradotto in carcere, dovrà rispondere dei reati di apologia dei delitti di terrorismo e istigazione a commettere atti di terrorismo, con l’aggravante dell’uso di strumenti informatici. 


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