Cronaca

Omicidio Raccagni, condanne più severe per la banda di albanesi

La Corte d'Appello di Brescia ha alzato in media di circa tre anni le pene che dovranno scontare i 4 albanesi che nel luglio del 2014, nel corso di una rapina in casa, colpirono con una bottigliata Pietro Raccagni. Il macellaio di Pontoglio morì dopo 11 giorni di agonia

Il presidio a sostegno di Federica Raccagni © Bresciatoday

Federica Raccagni si era presentata davanti al Tribunale di Brescia con il volto teso e la testa colma di preoccupazioni e paure, temendo che la corte d'appello potesse ridurre le condanne nei confronti della banda di albanesi che il 14 luglio del 2014, nel corso di una rapina, colpirono alla testa il marito Pietro, morto dopo 11 giorni di agonia in ospedale.  

A sostenerla non c'erano solo i figli Luca e Sara. Fuori dal tribunale un nutrito presidio di cittadini di Pontoglio ed alcuni esponenti politici, tra cui l'assessore regionale Viviana Beccalossi, hanno atteso per ore l'esito del processo indossando la t-shirt "Io sto con Federica". Nella prima mattinata anche il nuovo comandante provinciale dei Carabinieri, Luciano Magrini, si è presentato davanti al palazzo di giustizia per stringere la mano alla donna e testimoniare la vicinanza dell'Arma. 

Durante le 9 ore di dibattimento è successo l'esatto contrario, rispetto a quanto temuto: le pene inflitte dal tribunale di primo grado, giudicate dalla vedova del macellaio di Pontoglio eccessivamente leggere, sono state inasprite dalla sentenza d'appello, che ha escluso le attenuanti generiche. 

Vitor Lleshi, che colpì Pietro Raccagni con una bottiglia di champagne, è stato condannato a 15 anni e 6 mesi contro i 12  previsti della sentenza di primo grado, stessa pena per il cugino Peter.  16 anni e 6 mesi invece per Ergren Cullhaj (erano 13 in primo grado), 14 anni e 4 mesi per Erion Luli (al posto di 10 anni e 10 mesi), il 'palo' della banda che è stato arrestato lo scorso ottobre in Croazia.

Pene pesanti, ma non 'esemplari' come chiesto dalla vedova, dai suoi tanti sostenitori e dal sostituto procuratore generale che avrebbe voluto una condanna a 16 anni  per Vitor, 17 anni Cullhaj e Luli,  e 14 per Pjeter Lleshi. "La Corte d'Appello si è mantenuta nelle misure previste della procedura - ha commentato l'avvocato Benedetto Bonomo, che assiste Luli - non accogliendo in pieno le richieste del pg."

Esce dall'aula con un bel sorriso, e una buona dose di soddisfazione, anche Federica Raccagni: " Mi sento più sollevata - ha riferito la donna -  , credevo che qualcuno di loro potesse ottenere uno sconte della pena e invece sono state aumentate. Tre anni di carcere in più non ripagano certo di tutto il male fatto a mio marito e alla mia famiglia."

Un dolore che la donna ha trasformato in rabbia anche contro alcuni meccanismi della giustizia. Da tempo ha infatti intrapreso una battaglia per chiedere la certezza della pena e l’abolizione dell’omicidio preterintenzionale nei casi di furti e rapine.

" Ora ho più fiducia nella giustizia. Se tutto ciò che ho fatto in questi anni ha influito sulla decisione dei giudici tanto meglio - ha detto la donna-  ma io non mi arrendo: continuerò a battermi per la certezza della pena e per fare in modo che chi uccide un uomo non possa essere processato con rito abbreviato".

 Storica vittoria anche per il comune di Pontoglio, che si era costituito parte civile: l'amministrazione  ha visto riconoscersi il risarcimento negato durante il processo di primo grado. 


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