Cronaca

"Ho camminato per chilometri nella notte, Keita mi ha offerto ospitalità"

Scomparsa per 11 giorni, poi il ritrovamento a Rezzato, adesso il ritorno a casa. La 37enne Sara Capoferri racconta della sua esperienza, e chiede scusa: "Voglio dare una svolta alla mia vita"

Sara è tornata a casa, undici giorni dopo. Ai carabinieri ha raccontato tutto, e ora tutto torna: rimane solo una macchia irrisolta nell'intricato mistero, chi possa essere stato (e soprattutto per quale motivo) ad aver tagliato le gomme e poi dato fuoco alla sua Nissan Micra, lasciata nelle campagne di Berlingo dopo che le era finita la benzina.

Non è rimasta a Palazzolo, è tornata a Sarnico insieme alla famiglia. E qui ha deciso di raccontare come è andata, cosa le è successo. Sara Capoferri era scomparsa dal 21 febbraio scorso, è stata ritrovata a Rezzato nel pomeriggio di sabato, dopo essere stata avvistata in un bar del paese.

I militari l'hanno recuperata in compagnia di un amico: erano rimasti impanati nel fango con l'auto, in una stradina di campagna della frazione di Virle. Ora l'incubo è finito, per lei e per la sua famiglia. Decisive nel ritrovamento della giovane madre le testimonianze di Karishan Dandyan di Prevalle e di Graziano Forti di Rezzato.

“Dovevo staccare la spina, altrimenti non so come sarebbe finita – ha detto Sara Capoferri a Bresciaoggi – Avevo bisogno di stare lontano da tutti e da tutto, ma ora sono pronta a ripartire”. A casa l'aspettavano mamma e papà, Ninna e Pierantonio, la sorella maggiore Monia, la figlia Jenny, di 16 anni.

“Mi spiace aver creato apprensione e preoccupazione in tante persone – continua Sara – ma nei giorni della fuga ho vissuto come se fossi in un'altra dimensione. Solo quando mi hanno trovato sono tornata alla realtà”. Sarebbe questo il motivo per cui Sara non si sarebbe accorta di nulla, delle ricerche e della sua scomparsa. Inconsciamente o volontariamente.

La sua testimonianza non manca di particolari. “Sono rimasta senza benzina, ho lasciato l'auto a Berlingo e ci ho messo il cartello “Guasta”. Poi ho cominciato a camminare per chilometri, ho raggiunto Lograto camminando nel buio per qualche ora, ho preso l'autobus e sono arrivata a Rezzato”.

Certo ci sono ancora tanti interrogativi. Perché proprio a Rezzato, e perché senza avvisare nessuno, senza preoccuparsi di quello che sarebbe potuto succedere. A Rezzato è stata avvistata, mentre beveva un caffè in un bar. Insieme a lei Keita, un giovane africano che le ha offerto qualcosa da mangiare e ospitalità.

I due sono stati poi intercettati, poco più tardi, in una stradina di campagna di Virle. Qui erano rimasti impantanati, un residente della zona li ha visti e nel riconoscere il volto di Sara Capoferri ha subito avvisato i carabinieri. Il resto è storia, e per fortuna a lieto fine.

Stando alle testimonianze della famiglia, non era la prima volta che Sara si allontanava da casa. Ma forse stavolta è finita davvero: “Questa esperienza darà una svolta alla mia vita – ha detto Sara ancora a Bresciaoggi – Voglio stare vicino alla mia famiglia, a mia figlia, a tutti quelli che amo e che mi amano”.


 


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