Cronaca

"Disse basta, ma non urlò": assolto dall’accusa di stupro, esplode la protesta

Anche a Brescia il presidio del movimento "Non una di Meno" per contestare la recentissima sentenza del tribunale di Torino che ha assolto da ogni accusa Massimo Raccuia, ex commissario Croce Rossa

“Ci basta il basta di Laura per dire che se non c'è consenso è stupro. Questa sentenza ci coinvolge tutte, per questo la nostra lotta sarà più forte e determinata”. Così in una nota le attiviste di “Non una di Meno”, in piazza anche a Brescia mercoledì con un presidio all'esterno del tribunale, per ribadire il “basta” alla violenza contro le donne. 

Il riferimento è alla nota vicenda di Massimo Raccuia, ex commissario della Croce Rossa, accusato di molestie e stupro da una dipendente della stessa Croce Rossa. Il procedimento (avviato nel 2011) si è concluso il 15 febbraio scorso, con l'assoluzione di Raccuia da parte del tribunale di Torino.

“Nel procedimento il pm Marco Sanini ha chiesto 10 anni per l'imputato – scrivono le donne di Non una di Meno – credendo alle parole della donna. La donna invece è passata da parte lesa a imputata per calunnia, perché il suo racconto è stato giudicato inverosibile, e il fatto non sussiste”.

Secondo la testimonianza di Laura, ex crocerossina, Raccuia l'avrebbe costretta più volte a subire rapporti sessuali. Non solo: secondo l'accusa l'uomo avrebbe anche minacciato la donna (che aveva un contratto a termine, interinale) di farle perdere il posto di lavoro se non avesse acconsentito ai suoi voleri.

La donna ha raccontato di momenti in cui le telefonava anche “trenta volte al giorno”, o di quando prese coraggio e disse tutto alla Polizia. In accordo con gli agenti, si incontrò ancora con Raccuia, che le saltò addosso in una stanza. “Stringevo le mani sul viso, non volevo mi baciasse”, ha raccontato ancora la donna. Quella scena venne filmata, e Raccuia arrestato in “diretta”.

Sono passati sei anni e le cose sono cambiate: le accuse sono diventate calunnie. “Questa volta per quanto ci riguarda si è passato il limite del ragionevole – scrivono ancora da Non una di Meno in riferimento alla sentenza – Basterebbe poco a confutare la base stessa della sentenza, secondo cui se non ha urlato non c'è stata violenza: molto spesso chi subisce violenza non è in grado di reagire”.

“Questa posizione del tribunale – concludono le attiviste – oltre che assurda e illogica è di una gravità inaudita. Non siamo quelle che chiedono pene e aggravanti, ma di certo riconosciamo il portato che queste sentenze hanno sulle nostre vite: rafforzano il potere di chi stupra e indeboliscono chi reagisce”.


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