Cronaca

Dopo i rapimenti, i matrimoni: sequestrati beni per 50 milioni di euro

Considerato lo specialista dei sequestri di persona, negli anni si era "ripulito" ma non con il fisco: ancora guai per Giuseppe Stallone, l'uomo che nel 1984 rapì l'imprenditore bresciano Pietro Fenotti

Due società da 3 milioni di euro, due imprese individuali, 18 appartamenti, 5 locali commerciali tra cui una lussuosa sala ricevimenti, 8 garage e 53 terreni (per un totale di 10 ettari), due automobili e altri 327mila euro investiti in titoli e polizze assicurative: il conto arriva a 50 milioni di euro.

Questo quanto è stato sequestrato dai Carabinieri al 78enne Giuseppe Stallone, sorvegliato speciale da anni ed ex capofila di un sodalizio criminale che negli anni '80 si era specializzato nei sequestri di persona. Nel 1984 Stallone e la sua banda furono protagonisti del rapimento dell'imprenditore bresciano Pietro Fenotti, proprietario allora delle acciaierie Afim.

Successe tutto in fretta, quella sera: l'imprenditore venne prelevato dalla sua villa di Nave senza che la moglie (che se non era in casa era in giardino) si accorgesse di nulla. Venne liberato dopo quasi tre mesi di prigionia, dopo 80 giorni: la famiglia pagò un riscatto da un miliardo e mezzo lire (anche se la richiesta iniziale era di 10 miliardi).

Sono passati più di 30 anni da quella vicenda purtroppo indimenticabile e si ricomincia a parlare di Stallone. Per il rapimento di Fenotti venne condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione: scontata la pena, il suo nome torna alla ribalta delle cronache per presunte incongruenze fiscali.

Nonostante infatti dichiarasse appena 15mila euro al mese, sembra facesse una vita da nababbo, con proprietà da nababbo. Negli ultimi anni si era specilizzato nel business dei matrimoni: gestiva una lussuosa sala ricevimenti (poi sequestrata) in quel di Andria.

In tutto i Carabinieri gli hanno sequestrato beni per 50 milioni di euro: sarebber riuscito ad accumularli negli anni anche ripulendo il denaro ricavato dalla sua attività illecita, proseguita a lungo. Come detto, era considerato il capo di un sodalizio criminale.

Oltre al rapimento di Fenotti, venne accusato del sequestro di persona di altri due imprenditori, tra Roma, Bari e Lecce dal 1977 al 1982. Venne assolto in entrambi i casi, per insufficienza di prove: ma pare che per liberare i due rapiti fossero stati pagati riscatti per due e cinque miliardi di lire.


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