Cronaca

Terrorismo: un “like” su Facebook diventa un indizio di colpevolezza

Lo strano caso di Gaffur Dibrani, 24enne di Fiesse già arrestato per apologia di terrorismo, poi scarcerato ed espulso dall'Italia: la Cassazione dà ragione alla Procura e chiede di nuovo il carcere

Meno di sei mesi fa era stato ufficialmente scarcerato, su disposizione del Tribunale del Riesame dopo il primo arresto da parte della Digos e la richiesta di custodia cautelare da parte della Procura di Brescia. Adesso però la Cassazione ha accolto il ricorso della stessa Procura, e Gaffur Dibrani – 24enne di Fiesse ma di origini kosovare – di conseguenza dovrebbe essere nuovamente incarcerato.

Certo non va dimenticato un dettaglio non da poco: Dibrani era stato fisicamente scarcerato dopo una quindicina di giorni, e immediatamente espulso dall'Italia. In attesa di un nuovo pronunciamento del Riesame, il 24enne per tornare in carcere a Brescia dovrebbe essere prelevato dal suo Paese d'origine.

Una vicenda complicata: è la sesta volta che il suo caso viene discusso in un'aula di tribunale. Accusato di apologia di terrorismo per aver messo un “like” di troppo su Facebook, cliccando e condividendo anche video in cui sfilavano i soldati del Califfato.

Per il Riesame i suoi apprezzamenti virtuali non erano riconducibili a una precisa volontà terroristica, ma riferibili semplicemente alla sua matrice religiosa, appunto musulmana. Ma per la Cassazione, chiamata in causa dalla Procura, in realtà non sarebbe così, e con quei “like” e quelle condivisioni il giovane Dibrani avrebbe “apertamente” inneggiato all'Isis e ai suoi simboli.

In particolare sono i due i video finiti sotto la lente della Procura, e per cui il 24enne di Fiesse (dove ha abitato per più di un decennio) era stato accusato di apologia e propaganda di terrorismo. In uno di questi, un combattente dell'Isis veniva inquadrato mentre si “offriva” ad Allah come martire, e dedicava le sue parole ai “martiri” della guerra “contro i nemici dell'Islam”.


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