Salute

Malata di tumore, niente esami prima di 2 anni: "Ma se pago, li faccio subito"

Un'altra amara vicenda dalla sanità lombarda

Un'altra amara vicenda dalla sanità lombarda. È la storia di B.S., lavoratrice bergamasca malata oncologica: su richiesta dell'oncologo, e in vista del prossimo consulto, deve sottoporsi a 4 esami diagnostici, che prenotati con il Sistema sanitario però non saranno erogati prima della fine del 2025 (quasi 2 anni di attesa). Ben diversa la situazione se gli esami si prenotano in via privata, cioè a pagamento: tutti disponibili entro 48 ore dalla chiamata. “Ho cercato di fissare una mammografia, un'ecografia mammaria, una Rx torace e un'ecografia addome – ha raccontato B.S., il 5 marzo, negli uffici della Cgil di Bergamo – ma al telefono mi sono sentita rispondere che le prime date disponibili, per tutti e 4 gli esami, sarebbero state a fine 2025. Dovrei dunque attendere quasi 2 anni”.

Scelta obbligata: “Mi sono allora rivolta al sistema privato, riuscendo a fissare i 4 esami per il 7 marzo. Pur essendo io esente totale da ticket, cioè pur avendo diritto a non pagare nulla alla luce della mia patologia, nel sistema privato mi troverò a sborsare in totale 422 euro. È chiaro che in Lombardia se un paziente ha i soldi, vive: se uno non li ha, rischia la vita”.

Cosa prevede la norma regionale

La normativa regionale, fa sapere la Cgil, prevede che “nel caso la struttura a cui si rivolge il cittadino non avesse disponibilità ad erogare la prestazione entro i tempi previsti dalla specifica priorità, il Responsabile Unico Aziendale per i tempi di attesa […] si attiva per individuare altre strutture in grado di offrire la prestazione entro i tempi indicati. Qualora sul territorio dell’ATS non fossero presenti le disponibilità richieste, la struttura scelta è tenuta ad erogare la prestazione con oneri a proprio carico chiedendo al cittadino di riconoscere il solo valore relativo al ticket se non esente. Tale opzione non è prevista nel caso in cui il cittadino non dovesse accettare la prestazione offerta dal Responsabile Unico Aziendale presso altra struttura nei tempi previsti dalla classe di priorità”.

Proprio sulla base di queste disposizioni, la Spi-Cgil di Bergamo ha preparato un modulo da distribuire ai cittadini danneggiati da liste d'attesa troppo lunghe, da indirizzare alle Asst (Aziende sociosanitarie territoriali) per rivendicare in Regione quanto previsto dalla Delibera 2672 del 16 dicembre 2019, citata poche righe fa (info a questo link).

Moduli, raccolta firme e proteste

“Invitiamo i cittadini – spiega Carmen Carlessi della segreteria Spi-Cgil di Bergamo – a rivendicare il proprio diritto alla salute e a farsi sentire, scrivendo alle Asst a cui si sono rivolti per fissare esami e visite e, in protesta, a richiedere secondo la normativa vigente che venga garantita l'erogazione della prestazione indicata dalla propria ricetta entro i tempi della classe di priorità. Non si può obbligare la popolazione a rinunciare alle cure, non si può ledere un diritto universale”. In tal senso, dal 1 marzo è stata lanciata la raccolta firme per la petizione “La Lombardia SiCura”, promossa da Medicina Democratica, Osservatorio Salute, Cgil, Spi-Cgil, Fp-Cgil, Federconsumatori, Arci e Acli, gli stessi promotori del referendum per la sanità pubblica (è attiva anche su change.org).

Nel dettaglio, la petizione chiede:

  • un centro unico di Prenotazione, con le agende di tutte le strutture, per l’abbattimento delle liste d’attesa, e controllo da parte di Regione e Ats
  • lo stop all’utilizzo dei medici a gettone (non dipendenti), la stabilizzazione e l’assunzione del personale sanitario, la riduzione dell’esternalizzazione dei servizi, più democrazia e diritti nei luoghi di lavoro
  • la copertura dei costi sanitari nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, la diffusione e il potenziamento dei servizi territoriali per gli anziani, personale adeguato per numero e professionalità necessarie per servizi rispettosi della dignità delle persone
  • il potenziamento della medicina territoriale per la prevenzione: salute sessuale e riproduttiva delle donne, salute mentale, sicurezza alimentare e del lavoro, tutela dell’ambiente, servizi e operatori per le Case di Comunità.

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