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Lunga vita all'evoluzionismo: "Le razze non esistono. Ma purtroppo esistono i razzisti"

Anche a Brescia il Darwin Day: al Museo di Scienze Naturali il gradito ritorno di Francesco Cavalli Sforza, nella serata dedicata al padre scomparso

Foto di repertorio (da Pexels)

La riproduzione è l'unità di misura dell'evoluzione: tanto si riproducono i batteri in un anno, e dunque si evolvono, che l'essere umano per fare lo stesso di anni ce ne mette almeno mezzo milione. E ancora, la capacità di digerire il lattosio: se non fosse per una tribù dei Monti Urali, che più di 70 secoli fa beveva latte di renna in grandi quantità, allora come la stragrande maggioranza dei mammiferi anche noi ci dovremmo accontentare del latte materno, perché dopo pochi anni non saremmo più in grado di digerirlo. Stessa cosa, o quasi, per il frumento: a parte che quello che ci nutre da millenni è un Ogm, un organismo geneticamente modificato (quello originale, che oggi esiste solo in Medio Oriente, faceva “esplodere” i suoi chicchi a decine di centimetri di distanza), se non fosse per un particolare allele (la forma diversa di uno stesso gene) non saremmo in grado di digerirlo (e qui si spiega, almeno in parte, la celiachia).

Il Darwin Day

Questo e tanto, tantissimo altro: anche a Brescia il Darwin Day, la giornata che celebra l'evoluzione – spin off del celebre format in scena da anni a Milano, e quest'anno dedicato anche a Leonardo Da Vinci – e che al Museo di Scienze Naturali ha voluto ricordare la (grande) figura di Luigi Luca Cavalli Sforza, genetista italiano ma tra i più famosi al mondo, morto la scorsa estate dopo una vita a studiare, a organizzare, a smentire stereotipi e false convinzioni. In Via Ozanam c'era il figlio Francesco, anche lui scienziato e divulgatore, sul palco per l'occasione insieme a Carlo Antonio Barberini, studioso del Centro Filippo Buonarroti (gli organizzatori della serata).

La questione della razza

Nel tempo delle fake news, è tanto fake la questione della razza: “Le razze umane esistono, ma stanno tutte dentro la nostra testa”, scriveva Luigi. “Nel genere umano non esiste alcun tipo di distinzione che possa definire delle razze – ha detto Francesco Cavalli Sforza – Certo che in 50mila anni ci sono state delle differenze, ma legate solo all'aspetto esterno, che in pratica è solo la nostra interfaccia con il clima”. Insomma, dice ancora Cavalli Sforza, “il concetto di razza è inesistente in biologia, e quelle che ci sono esistono solo nella nostra testa, in una falsa visione che confonde la biologia con la cultura. Ma se le razze non esistono, purtroppo esistono i razzisti”.

Lo dice la scienza, che da sempre si contrappone alle religioni e alle ideologie. “La scienza riesce a quantificare la natura, a renderla misurabile – continua Cavalli Sforza – fino ad arrivare a conclusioni verificabili. Parlando di Homo Sapiens, tutti abbiamo alle spalle le stesse generazioni, tutti abbiamo avuto lo stesso tempo. La storia dell'umanità, qualunque sia stata, è stata una sola”.

Pillole di evoluzionismo

E l'origine dell'uomo moderno? “Dall'Africa Orientale, per poi arrivare in tutto il mondo”. L'importanza del fattore culturale nell'evoluzione: “Se beviamo latte è per un fattore culturale, umano. E lo stesso vale per il frumento. Sapete perché gli europei sono di pelle più chiara dei mediorientali? Perché mangiando tanto frumento, dove non è presente la vitamina D in forma pura, ci siamo schiariti col tempo, per far sì che l'ergosterolo potesse generare vitamina D grazie alla luce del sole. Ed è un fatto culturale poter abitare in una stazione spaziale, o scendere coi batiscafi a migliaia di metri di profondità, o vivere in zone impossibili per l'essere umano inteso come animale: se è possibile, è perché l'abbiamo fatto noi”.

“Le razze non esistono”

Ancora le razze. “Il mondo può essere diviso in popolazioni, sulla base della lingua che si parla: in Nuova Guinea, ad esempio, si parlano più di 800 lingue, e dunque ci sono altrettante popolazioni”. Più del 10% del totale mondiale, dove in tutto ce ne sono circa 6000. “La razza ha una definizione: un gruppo di individui che ha caratteristiche comuni, costanti e ripetibili. Da due cani Chao Chao non nascerà mai un mastino, o un san bernardo. Ma nell'uomo queste differenze non ci sono, anzi: per assurdo le massime differenze si notano all'interno di una piccola popolazione, mentre non si trovano caratteristiche diverse considerando popolazioni più ampie”.

Per tutta sera sul maxi-schermo capeggia una citazione, di papà Luigi: “Sotto la pelle il grado di cuginanza di tutti gli esseri umani è altissimo. Non è possibile separare i gruppi umani attraverso confini genetici definiti o attraverso gruppi di mutazioni genetiche caratterizzanti. Purtroppo siamo noi, che amiamo distinguere il noi dagli altri. Ma le razze umane non esistono nel mondo di fuori: stanno tutte dentro la nostra testa”.


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