Coronavirus

In Lombardia ospedali da campo, in Veneto terapia intensiva vuota al 60%

In Lombardia (e a Brescia) si muore in casa, i pazienti vanno in Germania, in Veneto ci sarebbe ancora posto: cosa non sta funzionando?

Non è più solo un’emergenza, ma una catastrofe: e sono gli stessi medici a raccontarlo nel dettaglio, nel cuore di una battaglia che sembra non finire mai. E le cui conseguenze, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti: più di 4.800 morti in Lombardia in poco più di un mese, più di un migliaio a Brescia in meno di trenta giorni. Nel mondo, è lombardo un morto di Covid ogni cinque.

Si stima che oltre l’85% delle vittime in Lombardia siano morte prima di poter accedere alla terapia intensiva. Ad oggi, 27 marzo, sono quasi 12mila i lombardi in ospedale per Coronavirus: quasi nove su dieci sono in buone condizioni, oltre l’11% invece in terapia intensiva (1.263 in totale, una trentina in più nelle ultime 24 ore). 

In Lombardia meno di 250 posti liberi

Dopo qualche giorno di respiro, l’emergenza è di nuovo a un passo: sono circa 1.500 i posti totali di terapia intensiva in tutta la Lombardia (erano 724 prima dell’epidemia, sono stati raddoppiati in un mese e mezzo). E quasi 1.300 i ricoverati, quindi meno di 250 posti liberi: se la curva non si ferma, si rischia il collasso. Il lavoro è quotidiano, per reperire nuovi posti. 

Una cinquantina di pazienti, intanto, verrà trasferita in Germania. Ma in Lombardia (e a Brescia) si continua a morire tra le mura di casa, come riferiscono le tante testimonianze raccolte in queste settimane, o dagli stessi amministratori che chiedono vengano fatti i tamponi a tappeto per tracciare il “cammino” dei contagi.

La situazione in Veneto

I tamponi a tappeto nel frattempo si stanno facendo in Veneto, a pochi chilometri dal confine lombardo. Qui sono 6.935 i casi positivi dall’inizio dell’epidemia, con 1.773 persone ricoverate in ospedale di cui 1.447 in buone condizioni (l’81,6% del totale) e 326 in terapia intensiva (il 18,3% del totale dei ricoverati e il 4,7% del totale dei positivi). Sono quasi 800 i posti totali in terapia intensiva, a cui se ne aggiungono altri 300 di terapia “semi-intensiva”: dunque ad oggi due terzi sono ancora liberi.

Ma perché i lombardi non possono essere ricoverati in Veneto? “Non sono ancora riuscito a farmi spiegare da nessuno, nonostante chieda da giorni – scrive il deputato Alfredo Bazoli – come sia possibile che mentre riceviamo aiuti da mezzo mondo non siamo in grado di sfruttare i letti di terapia intensiva di ospedali a mezz’ora di macchina da Brescia, come a Verona, dove per fortuna l’epidemia non è esplosa come da noi. A Brescia e Bergamo si muore per la saturazione dei posti, in Veneto sono ancora liberi due terzi dei letti di terapia intensiva. E noi dobbiamo mandare i pazienti in Germania, quando a due passi da qui ci sarebbe ambia disponibilità”. E’ questa l’autonomia di cui avevamo bisogno?
 


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